Apro gli occhi nel privé
del Black Dragon.
Il Rolex Submariner in oro
18kt e quadrante lapislazzuli, regalo di papà la prima volta che
accettai di farmi trascinare negli uffici della società, segna le
21:13.
Ho il naso e i denti così
anestetizzati dalla bamba che persino se ci picchiassero sopra con
una mazza chiodata non avvertirei nulla.
Indugio lo sguardo sulla
celebrità che balla sul cubo.
– Così M.T., brava! Non
ti fermare!
Bercia Corrado alla mia
destra.
– Di più, di più, M.T!
Togliti tutto, dai!
Bercia Livio per attirare la
mia attenzione dal tavolo Retrovia, dove ho relegato coloro che non
so se siano amici o leccaculo, e ai quali, nella mia infinita
magnanimità, ho comunque concesso il beneficio del dubbio.
Però l'esortazione di Livio
è condivisibile: nonostante il mondo della tv l'abbia cagata fuori a
spruzzo, per questo ora per lavorare sculetta a chiamata nelle
discoteche, sarebbe una signora chiavata e varrebbe la pena vederla
avvolta unicamente di lampi stroboscopici.
Appoggio la mano sinistra,
quella libera dal calice di Dom Pérignon, su una coscia di Iris,
promuovendone a pienissimi voti la consistenza attraverso la calza di
nylon: io ho molto più di una signora chiavata.
Ho una bellezza da far
tremare il cuore, non solo per il fisico, ma anche per quel viso
d'angelo capace di farti sentire in paradiso.
E ho Omar a meritarsi il suo
posto al mio tavolo, quello dei Fedelissimi: sta cercando di
strusciare una carta di credito tra le chiappe di M.T.!
– Basta! Non è possibile
lavorare in queste condizioni!
Sbotta umiliata M.T.,
smontando dal cubo.
Sto ancora piangendo dal
ridere, quando arriva la torta, sormontata da un disco con sulla
superficie il numero 22 fatto unicamente di bamba rosa!
– Occhio a non soffiare
sulle candeline!
– Ah, ah, ah...
Dopo aver scartato e
scagliato in un mucchio a lato i regali, Livio si fa intraprendente e
mi sussurra all'orecchio: – Hai parlato a tuo padre di quella cosa?
– No, e francamente ci
vuole solo la tua faccia tosta per chiedermelo! Ho fatto bene a
confinarti nelle retrovie.
– Retrovie? Non capisco,
mi avevi detto che l'idea ti era piaciuta...
– Corrado mi ha regalato
un'antica moneta cinese, Linda uno schizzo originale di Stan Lee,
Omar cinque grammi di bamba rosa, insomma tutti hanno portato
qualcosa, mentre tu un cazzo, come la mettiamo, eh?
– Il mio regalo non è
trasportabile, siamo noi a dover andare da lui.
– Stai scherzando?
– Assolutamente no. Ho
impiegato un mese per reperire la parola d'ordine.
– Parola d'ordine?
– Ti piacciono le emozioni
forti?
– Parola d'ordine per
cosa?
– Se te lo dicessi che
sorpresa sarebbe? Fidati, vedrai che il mio regalo ti piacerà più
di tutti.
– Più dei cinque grammi
di bamba rosa?
– Certo! Facciamo un
patto: se mi sbaglio non mi aiuterai, se invece ho ragione domani
stesso parlerai a tuo padre della mia idea.
Affare fatto?
– Qua la zampa! Andiamo?
– No, è ancora presto,
bisogna arrivare verso l'una.
Ne approfitto per allestirmi
un'altra striscia.
– È
già la quarta in meno di un'ora, non ti sembra di esagerare?
Mi fa notare Iris.
– Sei carina a contarle:
significa che ci tieni a me... sniff,
sniff.
Sono pieno di gioia.
E voglia di spaccare il
mondo.
Un paio d'ore dopo mi trovo
sul confortevole sedile posteriore della BMW di Omar.
– Siamo sicuri che sia in
condizioni di guidare?
Insinua Amleto.
– Ehi, fratellino, se devi
aprire bocca solo per rompere le palle, fai meglio a tenerla chiusa!
– Vorrei arrivare a
domani, sai com'è...
– Quanto sei noioso, Dio
santo.
Scuoto la testa disgustato,
preparando una striscia sulla copertina dell'ultimo numero di
Men'sHealth.
– Mi sono pentito di
essere venuto, lo giuro!
– Sei solo invidioso di
me.
Amleto si abbandona a una
risata sgangherata. – Questa vince il premio di cazzata dell'anno!
– Sei sempre stato
invidioso della
mia libertà e ora mi invidi pure Iris. Pensi che non mi sia accorto
che l'hai fissata tutta la sera?... Non parli più? Il gatto ti ha
morso la lingua?
– Dai, Cassio, lascialo
stare – interviene Iris. – È
solo un ragazzino.
– Questo ragazzino
diventerà un campione di fama mondiale – lo vedo stringere i
pugni, – e... Oscar attento!
– Omar, comunque.
– Chi se ne frega, attento
a come guidi!
– Ha ragione: mi hai fatto
rovesciare la striscia!
– Rilassat... oh, merda,
la pula!
– Dove?
– Due macchine dietro.
Hanno acceso i lampeggianti.
– Avranno notato la tua
simpatica sterzata per evitare il palo. Tieniti pronto a pigiare
sull'acceleratore.
Dico con la massima flemma.
Nel dominio della bamba rosa
non esistono problemi insormontabili.
E la fortuna aiuta gli
spericolati.
– Sul freno, vorrai dir...
Iris viene interrotta dal
brusco attivarsi della sirena.
Non appena la Giulietta si
sposta sulla corsia di sorpasso, Oscar dà il via alla fuga.
Con uno stridere e fumare di
gomme imbocchiamo una laterale.
– Fermati! Ci spareranno!
Si copre disperato la faccia
con le mani Amleto.
– Digli di fermarsi!
Mi artiglia il braccio Iris.
– Cassio, lungi da me
darti contro, però a questo giro mi schiero con l'opposizione!
Squittisce Livio, mentre la
BMW si invola a folle velocità in una stradina così stretta da
consentirle a malapena il passaggio.
– Dimentichi che tra me e
Omar ci portiamo dietro una decina di grammi di cocaina.
– Io ho anche due canne
nelle mutande – dice Omar strattonando il freno a mano per una
derapata di tre quarti di giro in meno di un secondo. – Abbassate
le urla, per favore. Scherzi a parte, non c'è niente di cui aver
paura, conosco questo quartiere come le mie tasche e ho seguito un
corso di guida sportiva.
Al persistere delle urla,
commento: – Non capisco perché vi agitate tanto all'eventualità
di un incidente mortale. Presto o tardi finirete tutti in una bara.
Rassegnatevi. Succederà. Non è quello il vero orrore, il vero
orrore sarebbe risvegliarsi sottoterra, scoprire che solo chi ha
vissuto veramente ha diritto a morire veramente.
Travolgiamo un vaso, uno
scooter, un cassonetto e ancora un scooter, poi, una volta sicuro di
aver seminato la polizia, Omar si ferma e inserisce l'indirizzo di
destinazione nel navigatore.
– Non avevi detto che
conoscevi questo quartiere come le tue tasche?
Lo apostrofa aspra Iris,
ancora ansimante di terrore.
– Si dicono tante di
quelle cose.
Giunti alla via, scendiamo
dall'auto e proseguiamo a piedi per qualche centinaio di metri, fino
al vicolo scarsamente illuminato di una strada senza uscita.
– È
in quel seminterrato
Dice Livio, indicando
l'anonima porta al termine di una breve gradinata sotto il
marciapiede.
– Cosa c'è in quel posto?
– chiede Iris. – Non mi piace tutto questo silenzio.
– Cosa ti aspetti? È
l'una di notte.
Le rispondo con l'attenzione
rivolta ad Amleto: è ancora scosso, oltre che per la corsa, per il
battibecco in macchina.
– Ma che locale è?! –
continua a lamentarsi Iris, – Non c'è un'insegna... nessuno
fuori...
Mi avvicino a mio fratello e
lo abbraccio. –
Lo sai che ti voglio bene, sì?
– Te ne voglio anch'io, il
problema è che siamo molto diversi.
– Mi dispiace per le
parole di prima.
– Non ci pensare, mi fa
piacere trascorrere ogni tanto una serata insieme, purché non
diventi un'abitudine!
– Ah, ah, ah...
– Ehi, voi due, avete
finito di pomiciare? – esclama Omar, che con Livio è già davanti
alla porta. – Noi stiamo per entrare.
Livio preme il pulsante
senza targhetta di un citofono e dopo alcuni secondi scandisce: –
Leggenda.
LA QUINTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO
Copyright © 2016 - Renato Esposito
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