mercoledì 9 marzo 2016

AVVISO DI INTERRUZIONE PUBBLICAZIONE

Come i più attenti di voi avranno facilmente notato, da un paio di settimane a questa parte, o forse più, la storia si è interrotta. Ciò è avvenuto per una serie di fattori, ma principalmente perché voglio concentrarmi esclusivamente sul nuovo romanzo. Credevo che sarei riuscito a fare entrambe le cose. Mi dispiace, ma quando scoprirete la bellezza del prossimo lavoro, capirete perché ha richiesto un tale sacrificio.

Renato Esposito


martedì 16 febbraio 2016

PUNTATA 4: CASSIO

Apro gli occhi nel privé del Black Dragon.

Il Rolex Submariner in oro 18kt e quadrante lapislazzuli, regalo di papà la prima volta che accettai di farmi trascinare negli uffici della società, segna le 21:13.

Ho il naso e i denti così anestetizzati dalla bamba che persino se ci picchiassero sopra con una mazza chiodata non avvertirei nulla.

Indugio lo sguardo sulla celebrità che balla sul cubo.

Così M.T., brava! Non ti fermare!
Bercia Corrado alla mia destra.

Di più, di più, M.T! Togliti tutto, dai!
Bercia Livio per attirare la mia attenzione dal tavolo Retrovia, dove ho relegato coloro che non so se siano amici o leccaculo, e ai quali, nella mia infinita magnanimità, ho comunque concesso il beneficio del dubbio.

Però l'esortazione di Livio è condivisibile: nonostante il mondo della tv l'abbia cagata fuori a spruzzo, per questo ora per lavorare sculetta a chiamata nelle discoteche, sarebbe una signora chiavata e varrebbe la pena vederla avvolta unicamente di lampi stroboscopici.

Appoggio la mano sinistra, quella libera dal calice di Dom Pérignon, su una coscia di Iris, promuovendone a pienissimi voti la consistenza attraverso la calza di nylon: io ho molto più di una signora chiavata.

Ho una bellezza da far tremare il cuore, non solo per il fisico, ma anche per quel viso d'angelo capace di farti sentire in paradiso.

E ho Omar a meritarsi il suo posto al mio tavolo, quello dei Fedelissimi: sta cercando di strusciare una carta di credito tra le chiappe di M.T.!

Basta! Non è possibile lavorare in queste condizioni!
Sbotta umiliata M.T., smontando dal cubo.

Sto ancora piangendo dal ridere, quando arriva la torta, sormontata da un disco con sulla superficie il numero 22 fatto unicamente di bamba rosa!

Occhio a non soffiare sulle candeline!

Ah, ah, ah...

Dopo aver scartato e scagliato in un mucchio a lato i regali, Livio si fa intraprendente e mi sussurra all'orecchio: – Hai parlato a tuo padre di quella cosa?

No, e francamente ci vuole solo la tua faccia tosta per chiedermelo! Ho fatto bene a confinarti nelle retrovie.

Retrovie? Non capisco, mi avevi detto che l'idea ti era piaciuta...

Corrado mi ha regalato un'antica moneta cinese, Linda uno schizzo originale di Stan Lee, Omar cinque grammi di bamba rosa, insomma tutti hanno portato qualcosa, mentre tu un cazzo, come la mettiamo, eh?

Il mio regalo non è trasportabile, siamo noi a dover andare da lui.

Stai scherzando?

Assolutamente no. Ho impiegato un mese per reperire la parola d'ordine.

Parola d'ordine?

Ti piacciono le emozioni forti?

Parola d'ordine per cosa?

Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? Fidati, vedrai che il mio regalo ti piacerà più di tutti.

Più dei cinque grammi di bamba rosa?

Certo! Facciamo un patto: se mi sbaglio non mi aiuterai, se invece ho ragione domani stesso parlerai a tuo padre della mia idea.
 Affare fatto?

Qua la zampa! Andiamo?

No, è ancora presto, bisogna arrivare verso l'una.

Ne approfitto per allestirmi un'altra striscia.

È già la quarta in meno di un'ora, non ti sembra di esagerare?
Mi fa notare Iris.

Sei carina a contarle: significa che ci tieni a me... sniff, sniff.

Sono pieno di gioia.

E voglia di spaccare il mondo.

Un paio d'ore dopo mi trovo sul confortevole sedile posteriore della BMW di Omar.

Siamo sicuri che sia in condizioni di guidare?
Insinua Amleto.

Ehi, fratellino, se devi aprire bocca solo per rompere le palle, fai meglio a tenerla chiusa!

Vorrei arrivare a domani, sai com'è...

Quanto sei noioso, Dio santo.
Scuoto la testa disgustato, preparando una striscia sulla copertina dell'ultimo numero di Men'sHealth.

Mi sono pentito di essere venuto, lo giuro!

Sei solo invidioso di me.

Amleto si abbandona a una risata sgangherata. – Questa vince il premio di cazzata dell'anno!

Sei sempre stato invidioso della mia libertà e ora mi invidi pure Iris. Pensi che non mi sia accorto che l'hai fissata tutta la sera?... Non parli più? Il gatto ti ha morso la lingua?

Dai, Cassio, lascialo stare – interviene Iris. – È solo un ragazzino.

Questo ragazzino diventerà un campione di fama mondiale – lo vedo stringere i pugni, – e... Oscar attento!

Omar, comunque.

Chi se ne frega, attento a come guidi!

Ha ragione: mi hai fatto rovesciare la striscia!

Rilassat... oh, merda, la pula!

Dove?

Due macchine dietro. Hanno acceso i lampeggianti.

Avranno notato la tua simpatica sterzata per evitare il palo. Tieniti pronto a pigiare sull'acceleratore.
Dico con la massima flemma.

Nel dominio della bamba rosa non esistono problemi insormontabili.

E la fortuna aiuta gli spericolati.

Sul freno, vorrai dir...
Iris viene interrotta dal brusco attivarsi della sirena.

Non appena la Giulietta si sposta sulla corsia di sorpasso, Oscar dà il via alla fuga.

Con uno stridere e fumare di gomme imbocchiamo una laterale.

Fermati! Ci spareranno!
Si copre disperato la faccia con le mani Amleto.

Digli di fermarsi!
Mi artiglia il braccio Iris.

Cassio, lungi da me darti contro, però a questo giro mi schiero con l'opposizione!
Squittisce Livio, mentre la BMW si invola a folle velocità in una stradina così stretta da consentirle a malapena il passaggio.

Dimentichi che tra me e Omar ci portiamo dietro una decina di grammi di cocaina.

Io ho anche due canne nelle mutande – dice Omar strattonando il freno a mano per una derapata di tre quarti di giro in meno di un secondo. – Abbassate le urla, per favore. Scherzi a parte, non c'è niente di cui aver paura, conosco questo quartiere come le mie tasche e ho seguito un corso di guida sportiva.

Al persistere delle urla, commento: – Non capisco perché vi agitate tanto all'eventualità di un incidente mortale. Presto o tardi finirete tutti in una bara. Rassegnatevi. Succederà. Non è quello il vero orrore, il vero orrore sarebbe risvegliarsi sottoterra, scoprire che solo chi ha vissuto veramente ha diritto a morire veramente.

Travolgiamo un vaso, uno scooter, un cassonetto e ancora un scooter, poi, una volta sicuro di aver seminato la polizia, Omar si ferma e inserisce l'indirizzo di destinazione nel navigatore.

Non avevi detto che conoscevi questo quartiere come le tue tasche?
Lo apostrofa aspra Iris, ancora ansimante di terrore.

Si dicono tante di quelle cose.

Giunti alla via, scendiamo dall'auto e proseguiamo a piedi per qualche centinaio di metri, fino al vicolo scarsamente illuminato di una strada senza uscita.

È in quel seminterrato
Dice Livio, indicando l'anonima porta al termine di una breve gradinata sotto il marciapiede.

Cosa c'è in quel posto? – chiede Iris. – Non mi piace tutto questo silenzio.

Cosa ti aspetti? È l'una di notte.
Le rispondo con l'attenzione rivolta ad Amleto: è ancora scosso, oltre che per la corsa, per il battibecco in macchina.

Ma che locale è?! – continua a lamentarsi Iris, – Non c'è un'insegna... nessuno fuori...

Mi avvicino a mio fratello e lo abbraccio. – Lo sai che ti voglio bene, sì?

Te ne voglio anch'io, il problema è che siamo molto diversi.

Mi dispiace per le parole di prima.

Non ci pensare, mi fa piacere trascorrere ogni tanto una serata insieme, purché non diventi un'abitudine!

Ah, ah, ah...

Ehi, voi due, avete finito di pomiciare? – esclama Omar, che con Livio è già davanti alla porta. – Noi stiamo per entrare.


Livio preme il pulsante senza targhetta di un citofono e dopo alcuni secondi scandisce: – Leggenda.


LA QUINTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO


Copyright © 2016 - Renato Esposito
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.

Vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

martedì 9 febbraio 2016

PUNTATA 3: FULVIO

Apro gli occhi nella bara.

Il gas si è dissolto completamente.

Non riesco a vedere gli ugelli da cui è fuoriuscito, ma la buona notizia è che questa trappola è dotata di un sistema di areazione.

Non morirò soffocato.

Almeno per ora.

Ma sto divagando...

Dunque, il ragazzo del primo volto si chiama Amleto.

Ed è il fratello minore di Cassio, il ragazzo del secondo volto.

Non so ancora nulla del terzo volto: da me battezzato Il Severo.

Per cui faccio un grosso respiro.

Mi preparo alla sensazione spaventosa.

E premo Il Severo.

In un istante la bara si riempie nuovamente di gas bianco.

Vengo catapultato altrove.

Sono a un capo di una lunghissima tavola al centro di una sala riunioni di un cinque stelle.

Le pareti sono rivestite da schermi di vetro riverberanti distensive luminosità lattiginose e svettanti verso una vertiginosa teoria di ampie volte di mattoni a vista.

Ancora: non ho nessun controllo sul corpo in cui mi trovo, posso solo osservare e viverne le emozioni.

E leggerne i pensieri.

E quel che penso quando uno degli schermi scivola silenziosamente a lato per permettere l'ingresso di Iris è: che bell'animale.

Notevole, davvero.

Con un sorriso eccessivo le faccio segno di accomodarsi alla mia destra.

È la prima volta che sostengo un casting in una sala congressi.

La voce ha la sottotraccia metallica tipica del combattente, noto inumidendomi sornione le labbra con la lingua: meglio, sarà più divertente piegarla.

Sono Fulvio Rovaris e sono lieto di averti sorpresa.

Non ho visto altre ragazze nell'atrio.

Quindi? – chiedo con strafottenza. – Ti pappo.

Come ha detto, scusi?

Non ho bisogno di vedere altre ragazze: sei tu quella giusta.

Ma io non ho ancora accettato – replica sostenuta. – Vorrei prima capire di che si tratta, questa mattina il mio agente...

Schiocco le dita.

Iris, interdetta, si zittisce.

Un cameriere in tenuta e modi impeccabili si pone al nostro servizio.

Un Macallan Lalique 62 per me e una Caipiroska alla fragola per la mia amica splendida ma dai gusti, ahimé, ancora acerbi in fatto di alcolici.

Il suo tentativo di inquietarmi con una torva occhiata è così patetico che, se un tremendo segreto in passato non mi avesse pietrificato il cuore, ne proverei tenerezza.

Come sa che la Caipiroska è il mio cocktail preferito?

Ho raccolto delle informazioni su di te.
Rispondo allegramente.

Perché?

Ho come l'impressione che tu stia cominciando a odiarmi.

Per il momento la trovo solo sgradevole.

Torna il cameriere con i drink.

Bevo un sorso del whisky e scarto la barretta di fondente.

Perché ha preso delle informazioni su di me?

Non stai toccando la tua Caipiroska...

Non me ne frega nulla di bere adesso. Voglio sapere perché ha preso delle informazioni su di me e perché mi ha convocata qui. Me lo dica subito o me ne vado.

Sei sicura di voler andare dritta al dunque senza prima concederti un goccio? – chiedo simulando apprensione. – Farà un po' male.

Mi sta minacciando?

Quando si imporpora diventa un animale ancora più accattivante.

Fa venire voglia di schizzarle in faccia.

Non intendevo fisicamente, ad ogni modo, come vuoi – bevo un altro sorso, mi accendo una sigaretta e mi metto all'opera. – Oltre a essere un magnate dell'ingegneria informatica, sono padre di due figli. Cassio, il maggiore, è una gran testa di cazzo, mentre Amleto, anche se avrebbe tutte le qualità per succedermi, vuole solo giocare a calcio, e siccome un paio di grosse squadre gli hanno puntato gli occhi addosso, non vedo possibilità di farlo rinunciare alla sua passione. Ah, prima che me ne scordi, intanto eccoti un mazzo di diecimila euro per il solo disturbo di ascoltarmi. Puoi prenderlo, non morde mica. Non lo vuoi? Come preferisci, per il momento lasciamolo pure sul tavolo. No, no, ti prego non dire niente, fammi prima finire. Dicevo... Per quanto mi ci senta, non sono immortale, e l'ultima cosa che voglio è dovere un giorno affidare a mani estranee ciò a cui ho dedicato tutta la vita. Il problema è che con Amleto fuori dai giochi, sono costretto a scegliere Cassio, che però va distolto dai suoi eccessi, altrimenti c'è pericolo che schiatti prima di me. Voglio che tu lo spinga a smettere di fottersi il cervello per dedicarsi a fottere te. Dovrai farlo innamorare come un gatto. All'inizio gli lascerai il controllo della situazione, poi, una volta che lo riterrai cotto a puntino, le parti si invertiranno e lo piegherai gradualmente alla tua volontà. Vuoi che continui a succhiartelo? Allora smetti di sniffare quella merda! Vuoi vedermi ancora a novanta? Allora spaccati il sedere nella società di tuo padre! Hai capito cosa intendo, Iris? Se sì, sarai d'accordo con me che a questo punto del discorso altri due, anzi altri tre mazzi siano d'obbligo. E siamo a quarantamila. Contali pure. Contali bene. È un gioco, sai? Un gioco che può durare tutta la vita, dipende solo da te. Per quanto mi riguarda puoi anche incastrare Cassio in quell'atroce trappola chiamata matrimonio. Ma ricorda, non appena interrompi il gioco, il gioco finisce, non ci sarà ritorno e ti chiuderai per sempre la possibilità di vivere come una regina.

Da due chiazze sulle gote traspare il tumulto interiore.

Intanto intascati i quarantamila euro, senza vincoli, solo per pensarci sopra. Te ne torni al bilocale sulla Prenestina che dividi con Barbara la cassiera, ci pensi su, e domani mi fai sapere, che ne dici?

Mi pento immediatamente, ma ormai troppo tardi: la mossa migliore sarebbe stata chiudere la mano con toni più morbidi.

Dico che puoi riprenderti i tuoi soldi.
Sibila con aspro sdegno.

Mi maledico: adesso tocca improvvisare, inventarsi subito qualcosa, o avrò solo sprecato tempo...

Se non li prendi tu, non li prenderà nessuno.

Estraggo lo Zippo d'oro dalla tasca e avvicino la fiamma al primo mazzo di banconote.

Fingo di non notare il tremolio che le ha appena colpito le labbra.

Soffio via dal tavolo diecimila euro in cenere.

Con tutta la miseria che c'è nel mondo, questi sprechi sono inaccettabili. Piuttosto che vederli bruciare, preferisco darli a un barbone – lentamente, uno alla volta, infila i tre mazzi nella borsa, quindi, dopo un lungo silenzio, senza staccare gli occhi dal pavimento, chiede con un sibilo: – Come fai a essere sicuro che gli piacerò così tanto?

La scorsa settimana, quando l'ho praticamente costretto a presenziare a una riunione di lavoro, gli ho chiesto un parere sulle possibili testimonial per il lancio di un nuovo progetto: è rimasto talmente folgorato dalla tua foto da essere tornato lucido di schianto. Ha detto che sei bella. Davvero bella. Cassio è uno che si è ripassato diverse ragazze, ma non gli ho mai sentito fare un qualche apprezzamento. Mai. Lo hai stregato. Ti vedo sconvolta... non vergognarti, i soldi sono importanti, più importanti di tutto. Ecco il mio biglietto da visita. Non devi far altro che mandarmi un sms o una email con scritto “sì”, e la tua vita cambierà per sempre.

Dopo che Iris se ne è andata, mi scarico le palle su una escort, l'autista mi riporta a casa, brandy della buona notte e crollo appena poso la testa sul cuscino di piumino d'oca bianca siberiana.

Mi risveglio nella bara.

Dunque, come avevo dedotto, il terzo volto corrisponde a quello del padre di Amleto e Cassio: Fulvio Rovaris.

Dal momento che potrei essere io, mi astengo da un qualsiasi giudizio morale sull'uomo in questione.

Ho scoperto il mio cognome: Rovaris.

Ho scoperto che la relazione tra Cassio e Iris, quella stessa Iris alla cui prima vista Amleto è rimasto così scioccato, è frutto di una macchinazione di Fulvio.

Ho anche scoperto che Fulvio nasconde un terribile segreto, talmente terribile da rifiutare addirittura di richiamarlo esplicitamente alla memoria, motivo per cui pur trovandomi dentro di lui non sono riuscito a carpire.

Purtroppo queste informazioni ancora non mi aiutano a farmi ricordare chi sono, come sono finito qui e come uscirne.

Mi preparo a un altro viaggio.


È il turno di Cassio.


LA QUARTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO


Copyright © 2016 - Renato Esposito
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.

Vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

martedì 2 febbraio 2016

PUNTATA 2: AMLETO

Apro gli occhi in un vasto salone.

Noto un lussuoso orologio a muro.

Segna le 9:13.

Nella mente rivivo tramite immagini pulsanti eventi del pomeriggio trascorso.

Immagini così vivide che è come se le avessi vissute in prima persona.

E forse è così.

Mi vedo destreggiarmi col pallone davanti a occhi attenti.

Il sole splende nel cielo puro.

Sono felice.

Mi vedo scrollarmi gradualmente di dosso l'impaccio della tensione e diventare tutt'uno col gioco.

Mi libro nel campo con soave scioltezza.
Sono poesia movimenti, colpi, scelte di frazioni di secondo.

Mi godo l'attimo.

Nessun pensiero.

Nessun affanno.

Nessun fastidio.

Faccio ciò per cui sono nato.

Goal.

Su goal.

Uno addirittura in rovesciata.

Il cielo vola sotto i miei piedi.

Sparo la palla esattamente dove voglio, in un imprendibile angolo un soffio al di sotto della traversa.

Vedo il portiere lanciarsi nel disperato tentativo di parare l'imparabile e cadere faccia a terra, battuto.

Momento perfetto che resterà per sempre incastonato nella mia anima.

E che nessuno mi potrà togliere.

Così felice che potrei morire adesso.

Al termine mi volto a guardare l'esaminatore.

Sorride.

Non riesce a smettere di sorridere.

Ce l'ho fatta.

Ho raggiunto il sogno.

E ora eccomi a casa, dopo dieci ore dalla prova ancora così emozionato da non essermi neppure cambiato.

A rivivermi nella mente quel glorioso pomeriggio.

Sento dei passi in avvicinamento.

Entra il ragazzo del secondo ritratto.

Parecchio alto, spalle larghissime, magro, vestito in modo decisamente eccentrico.

Com'è andata, campione?
Mi chiede senza togliersi le vistose lenti fucsia, grandi quanto mezzo viso, e lasciandosi cadere con disinvoltura su una poltrona.

Mi hanno preso.
Mi sento rispondere: non ho nessun controllo sul corpo in cui mi trovo, posso solo osservare e viverne le emozioni.

Unicamente da un significativo spostamento degli occhi, che colgo in trasparenza dietro le lenti, avverto che la mia risposta ha prodotto una qualche reazione.

Invidia?

Commozione?

Non sei il solo ad avere delle novità. Ma dove cazz... – si interrompe voltandosi verso la porta. – Iris, ti sei persa?!

Entra una mora slanciata in stivali neri, jeans elasticizzati e una maglietta bianca a sbuffo con una spilla a forma di rosa sullo scollo.

Iris, la mia nuova fidanzata. Iris, mio fratello Amleto.

Dal momento che sono impietrito, si avvicina lei a stringermi la mano.
Ciao, piacere.

Piacere – rilascio il respiro che avevo trattenuto. – Come mai ti umili così? Devi scontare una grave colpa commessa in una vita precedente?

Sono stata con tipi peggiori di Cassio.
Risponde con un breve sorriso sinceramente divertito.

Lascialo perdere, si sente Dio in terra solo perché giocherà in serie A.

Davvero? Sei un calciatore?
Mi chiede tra il moderatamente stupito e il moderatamente interessato.

Sì.
Gonfio il petto con fierezza.

Cassio si alza, passa davanti a una delle grandi finestre con Piazza di Spagna sullo sfondo avvolta da un magico crepuscolo serale estivo, si siede davanti a un tavolo da caffè in marmo e dal taschino della lucida camicia estrae una bustina.

Tossicchio imbarazzato. – Be', come vi siete conosciuti? Racconta.

A una pallosissima riunione – risponde facendo rotolare una pietrina sul tavolo – Fottuti giapponesi.

Giapponesi?

Papà sta lavorando a un progetto con una società giapponese di videogiochi.
Si serve di una American Express Platino per sgretolare la pietra di cocaina.

Capisco, e Iris...
Non vedendola più mi volto per cercarla: è in piedi accanto alla finestra.

Sento Cassio tirare rumorosamente su col naso.

La sua immagine sarà impiegata per il lancio. Vuoi una striscia per festeggiare?

Scuoto la testa.

A proposito di festeggiamenti, ricordati che domani è il mio compleanno: non puoi mancare.

Che vista mozzafiato – commenta Iris con dolcezza. – Sembra di avere il mondo ai propri piedi, no?

Ci si abitua a tutto.
Dico mortificato, quasi che mi sentissi in colpa.

Immagino – replica con un lampo negli occhi ametista – Dai, vieni anche tu, almeno mi darai una mano a tenerlo a freno.

Non voglio guai. L'ultimo compleanno di Cassio è finito in commissariato.

Cassio si fa una seconda sniffata e mi provoca: – Certo, immagina che scandalo se si venisse a sapere della tua notte brava...

A parte il fatto che non avrei nulla da nascondere, dato che a differenza tua non sono un tossico.

Ho letto che il fine settimana sguinzagliano degli investigatori privati a seguire i movimenti dei loro calciatori.

Ah, sì? E dove l'hai letto? Su Novella 2000?

Se diventerai famoso, su Novella 2000 ci finirai tutte le volte che ficcherai la lingua in bocca a qualcuna, o a qualcuno... Iris, lo sai che non ho mai visto Amleto con una ragazza?

Stai iniziando a rompermi il cazzo.

Cassio si alza, avanza verso di me, si ferma a un passo e, con un sorriso in bilico tra estasi e disperazione, esclama: – Mi urta che mi guardi con quell'aria di superiorità, come se tutti dovessero sacrificarsi per un obiettivo soltanto perché tu hai scelto di farlo! Comunque, non mi va di litigare. Allora: ti costa così tanto trascorrere una serata con tuo fratello?

Il problema è che sei pazzo.

Lo so, ma è il mio compleanno.

Resto in silenzio quasi un minuto, infine annuisco con un sospiro.

Grande! Giuro che ti divertirai da morire!

Se ne vanno.

Ho ancora lo stomaco chiuso per l'emozione, per cui ordino una cena leggera.

Telefono a un amico, guardo un po' di tv e verso mezzanotte mi corico.

Il cuore continua a martellarmi furiosamente.

Non riesco a smettere di pensare a Iris.

Bellissima.

Dio santo.

Bellissima.

Dio santo.

Trascorro la notte in bianco.


Un attimo prima che il cielo schiarisca, la bara mi risucchia a folle velocità nel suo ventre.



LA TERZA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 10 FEBBRAIO


Copyright © 2016 - Renato Esposito
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.


Vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.